«Wow! Papà! Questa città sembra proprio un labirinto!» «È vero, Michele, il centro storico di Padova è un meraviglioso intreccio di vicoli e piazze bellissime. Come Prato della Valle, la più grande d’Europa.» «E tutti questi ragazzi, dove vanno?» «Sono studenti universitari. Adesso ti faccio vedere una splendida biblioteca dove molti di loro preparano gli esami… vicino ai Giganti!» «I Giganti?! Wow!»
Approfittando di una tiepida e tersa giornata di inizio autunno, Mario e Manuela Emme hanno deciso di portare i figli a Padova, per scoprire gli straordinari affreschi di Giotto, respirare l’atmosfera emanata dagli edifici di età medievale e godere della vivacità di una città di antica tradizione universitaria. Per Mario, una meta irrinunciabile è la Biblioteca di Palazzo Liviano, dove lavora un suo amico e che è stata recentemente restaurata e ampliata.
«Che nome strano che ha questo palazzo, papà. Chi è Liviano? Un signore famoso?» «Ah ah ah, Michele… Il palazzo si chiama così perché è dedicato a Tito Livio, uno storico che viveva nell’antica Roma. Vero, Manuela?» «Sì, papà. E all’interno c’è anche una statua che lo ritrae nel suo atteggiamento riflessivo. La realizzò Arturo Martini. Nel 1942, mi sembra.» «Giusto, Manuela! È proprio in quegli anni che Palazzo Liviano fu costruito, su progetto del grande architetto Gio Ponti.» «Papà, ma Ponti era il suo soprannome?» «Ah ah ah! Ma no, Michele! Ponti è il cognome… Eccoci arrivati in Piazza Capitaniato. Lo so, Michele… ti stai già chiedendo perché si chiami così. Devi sapere che qui si trovava il palazzo del Capitanio, i cui antichi resti sono stati incorporati da Ponti nel suo progetto, con grande intelligenza.» «Come quella volta che al Museo mi hai detto che le opere antiche e quelle moderne stanno bene insieme?» «Esatto, Michele. Ottima memoria. E il mio amico che lavora nella Biblioteca di Palazzo Liviano mi ha detto che poco tempo fa è stato fatto un attento lavoro di restauro, che ha permesso di dare nuova vita alle volte a crociera e il colore caldo dei mattoni, così caratteristico.»
«Cosa si studia in questa biblioteca, papà?» «È specializzata nelle discipline umanistiche, Manuela. Archeologia, Storia dell’arte, del cinema e della musica, ad esempio. L’Italia è la patria della cultura umanistica, che afferma la dignità e il valore delle persone e l’importanza di studiare con passione e umiltà tutto ciò che riguarda l’uomo e l’universo di cui è parte. Le università, come dice il nome, sono il luogo in cui questa cultura è nata, per poi diffondersi e dare vita a opere d’arte e letterarie, edifici e piazze…» «Ma anche adesso è così, papà?» «Può esserlo, Michele. Dipende da ognuno di noi. Questo edificio, così antico e così moderno, dà la possibilità a tante persone di studiare, porsi delle domande, imparare a vedere il mondo e la vita da altri punti di vista, costruire nuovi scenari. Oltre a restaurare l’edificio per valorizzarne la storia, i lavori hanno riguardato anche un suo ampliamento, che ha reso la biblioteca ancora più funzionale, per chi studia e per le persone che ci lavorano, con ancora più posti e la stessa splendida atmosfera.» «Come hanno fatto, Mario? Il tuo amico te l’ha spiegato?» «Sì, Marianna, mi ha raccontato che è stato realizzato un ampliamento verso l’esterno, grazie alla chiusura del porticato tramite vetrate e la creazione di un piano ammezzato. In questo modo, ancora più studentesse e studenti possono rinnovare la tradizione umanistica e la storia di un’università tra le più antiche al mondo.»
«Papà?» Sì, Michele?» E i Giganti dove sono? E soprattutto, sono umanistici anche loro?» «Certo, Michele. E hanno una Sala tutta per loro, perché non possono studiare sui banchi normali. Adesso andiamo a vederla…»
E così, un complice scambio di sorrisi tra Mario e la figlia Manuela accompagna la Famiglia Emme verso la Sala dei Giganti e i suoi meravigliosi affreschi…